L’AMICIZIA E LA FRATELLANZA

Nel 1981 quando il mondo a prima vista si cullava sotto una apparente calma, se vogliamo protetto da una coltre bianca che veniva identificata con il muro di Berlino che suddivideva l’occidente dall’oriente, e la cosiddetta guerra fredda tra Stati Uniti ed Unione Sovietica, teneva mansuete molte ideologie sparse in tutto il mondo, a Tempio si apriva il primo dei tanti Festival con questa formula di apertura:

“Con la speranza che l’amicizia, la fratellanza, la pace tra i popoli non siano solo enunciazioni ma diventino regole di vita fra tutti i popoli del mondo, a nome di tutti i partecipanti dichiariamo aperto ufficialmente il 1° Incontro Internazionale del Folklore di Tempio Pausania”.

Una semplice frase, con contenuti che in quegli anni erano fuori dal comune, anche perché non eravamo certo abituati ad un’invasione di colori, musiche e danze che venivano rappresentate da popoli molto lontani dalle nostre abitudini quotidiane.

La stessa parola Incontro ha un significato molto più profondo, che ci porta ad incontrare e vivere culture, tradizioni ed abitudini diverse e che forse la maggior parte di noi conosceva solo per sentito dire o attraverso i media o i libri, ma difficilmente poteva toccare con mano e viverle in prima persona. Tutto questo da la possibilità a molti giovani e non solo, di provare il vero significato della fratellanza tra i popoli, senza distinzione di colore, razza o religione, tutti i popoli uniti sotto un vessillo, in questo caso quello di Tempio e della Sardegna, che unisce e non divide, ma accomuna gente che in una sola settimana stringe amicizie che ancora oggi resistono nel tempo e che ne le distanze ne gli anni che passano difficilmente riusciranno a cancellare.

L’amicizia e la speranza fra i popoli sono una cosa sacra ed inviolabile, un po’ come la nostra “carola” che contraddistingue il nostro “baddu tundu” , stretti a cerchio mano nella mano, il popolo ed i danzerini si cimentano in un patto sacrosanto che difficilmente verrà distrutto, cosa esistente anche nelle danze degli altri popoli. In una qualsiasi piazza di un paese mediterraneo, di Tempio, del Nepal, dell’America Latina o dell’Africa , trovi l’uomo autentico, felice, triste e pensieroso, che si incontraper dirsi, col linguaggio più essenziale e semplice del corpo, la felicità e la gioia di vivere. Quello che conta è soprattutto l’anima, se il sentimento non vibra e il gusto non dà piacere e congiuntamente non formano un corpo unico ed imprescindibile, il ballo può risultare perfetto, ma non sarà mai il punto d’incontro di chi è unito da amicizia e fratellanza.

E forse sta proprio qui il segreto, ci meravigliamo se vediamo sul palco uomini e donne, di diverse generazioni esprimere con un sorriso sulle labbra la loro beatitudine nel vivere questo tipo di esperienze, non conta il tuo aspetto o il tuo colore, la connessione tra felicità e fratellanza, è più importante di qualsiasi altra cosa, e chi più di altri può chiarire questo concetto così profondo, se non il filosofo Epicuro in uno dei suoi pochissimi scritti che non siano stati distrutti nel corso della storia: “Lettera sulla felicità a Meneceo” ci restituisce la voce di un uomo che pose l’amicizia al di sopra di tutto: “Mai si è troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell’animo nostro. Chi sostiene che non è ancora giunto il momento di dedicarsi alla conoscenza di essa, o che ormai è troppo tardi, è come se andasse dicendo che non è ancora il momento di essere felice, o che ormai è passata l’età. Ecco che da giovani come da vecchi è giusto che noi ci dedichiamo a conoscere la felicità. Per sentirci sempre giovani quando saremo avanti con gli anni in virtù del grato ricordo della felicità avuta in passato, e da giovani, irrobustiti in essa, per prepararci a non temere l’avvenire. Cerchiamo di conoscere allora le cose che fanno la felicità, perché quando essa c’è tutto abbiamo, altrimenti tutto facciamo per possederla………………..

La speranza che l’amicizia e la fratellanza non siano solo enunciazioni, una poesia del grande poeta e scrittore conosciuto in tutto il mondo, l’argentino Jorge Luis Borges le enfatizza in modo splendido con queste parole:

AMICIZIA

Non posso dirti soluzioni per tutti i problemi della vita,

Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori,

però posso ascoltarli e dividerli con te.

Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro,

però quando serve starò vicino a te.

Non posso evitarti di precipitare, solamente posso offrirti

la mia mano perché ti sostenga e non cada.

La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono

i miei, però gioisco sinceramente quando ti vedo felice.

Non giudico le decisioni che prendi nella vita, mi limito

ad appoggiarti, a stimolarti e aiutarti se me lo chiedi.

Non posso tracciare limiti dentro i quali devi muoverti,

però posso offrirti lo spazio necessario per crescere.

Non posso evitare la tua sofferenza, quando qualche pena

ti tocca il cuore, però posso piangere con te e raccogliere

i pezzi per rimetterlo a nuovo.

Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere,

solamente posso volerti come sei ed essere tuo amico.

In questo giorno pensavo a qualcuno che mi fosse amico, in quel momento sei apparso tu..

Non sei né sopra né sotto né in mezzo, non sei né in testa

Né alla fine della lista.

Non sei né il numero uno né il numero finale e tanto meno

ho la pretesa di essere io il primo, il secondo o il terzo

della tua lista.

Basta che tu mi voglia come amico.

Poi ho capito che siamo veramente amici .

Ho fatto quello che farebbe qualsiasi amico:

ho pregato e ho ringraziato Dio per te.

Grazie per essermi amico.

Gianmario Pintus